Benché molte nazioni credano di avere origini antichissime, non poche risalgono soltanto al XIX secolo, quando l'Europa ridefinì i propri equilibri interni configurando quegli stati che corrispondono nella maggior parte dei casi a quelli attuali. Il nazionalismo, quindi, è un fenomeno politico e culturale relativamente recente. Hobsbawm ne ripercorre la genesi e lo sviluppo dagli ultimi decenni del Settecento alla fine del Ventesimo secolo.
Sono molte le immagini di donne con armi in mano e con il seno scoperto adottate come vere e proprie allegorie a rappresentare un'intera nazione. A partire da queste figure, Alberto Mario Banti ricostruisce l'incrociarsi tra sesso, amore, virtù e patria nella letteratura sentimentale e nelle icone del patriottismo repubblicano del XVIII secolo; per poi studiare la retorica del nazionalismo ottocentesco elaborata intorno alla metafora del sangue e della parentela. Materiali diversi (da Kleist, Schiller, Hayez, Delacroix, Sue, Garibaldi, Wagner) convergono nella formazione del discorso patriottico che verrà utilizzato nella Grande Guerra, per accettarne i massacri ed esaltare qualità eroiche.
Le sfide che si pongono alle nazioni minoritarie che chiedono riconoscimento e promozione della loro specificità sono oggi più numerose che mai. Le ragioni sono molteplici: sospetto e mancanza di fiducia da parte delle nazioni maggioritarie, una costante preferenza per i regimi statuali esistenti da parte delle organizzazioni internazionali, frammentazione identitaria in un contesto sempre più plurale, divisione tra le forze politiche che sostengono le rivendicazioni nazionali.
Prendendo le distanze sia dai "modernisti" che insistono sul carattere recente delle nazioni, sia dai "primordialisti" che fanno della nazione una costante di tutta la storia delle società umane, Smith propone un'interpretazione che ripercorrre la genealogia delle nazioni a partire dalla creazione di comunità etniche in età premoderna. Il volume offre un esame delle idee di nazione e nazionalismo nei loro rapporti con l'identità etnica, e un contributo alla comprensione dei fenomeni di risveglio nazionalistico e dei confini interetnici che agitano il mondo contemporaneo.
L'autore ripercorre la storia europea in cerca di elementi che hanno costituito il processo di formazione dei nazionalismi, cercando di stabilire quando sorgono e quali sono i meccanismi sociali, culturali ed economici, oltreché i fini politici, che li determinano: dal declino dell'assolutismo monarchico all'industrializzazione. Hermet esamina inoltre la questione, che si è rivelata cruciale, delle aspirazioni delle piccole nazionalità e le soluzioni alternative dei "refrattari al nazionalismo" come al tempo dell'impero austroungarico, oppure in Svizzera e in Spagna. L'autore conclude mostrando come il sentimento d'identità nazionale sia indispensabile, soprattutto nei paesi di nascente democrazia.
Lo sviluppo politico europeo ha alternato fasi di relativa omogeneità e unità a fasi di frammentazione e particolarismo. L'Europa attuale conferma queste contraddizioni da una parte, essa consolida e amplia la sua unità con il varo di una costituzione europea e con l'allargamento da 15 a 25 stati aderenti; dall'altra, però, nazionalismi, regionalismi e localismi mostrano come le spinte verso la frammentazione siano tutt'altro che scomparse. Questo libro analizza in prospettiva comparata le principali mobilitazioni nazionaliste verificatesi in Europa negli ultimi due secoli con l'obiettivo di comprendere, senza sottovalutare le specificità dei singoli casi, le cause dei nazionalismi nelle loro diverse manifestazioni.
I nazionalisti scozzesi e quelli catalani, il Blocco Fiammingo e la Lega Nord, i separatisti baschi e quelli corsi: le mobilitazioni autonomiste e separatiste, lungi dal costituire residui di una politica arcaica, hanno conquistato un ruolo di primo piano sulla scena politica europea. Di più: in alcuni paesi - dal Belgio alla Spagna, dal Regno Unito all'Italia - hanno dato prova di sorprendente vitalità, imponendo trasformazioni profonde agli assetti costituzionali, con l'introduzione di elementi federali in stati di tradizionale impianto unitario. Questo volume analizza la famiglia dei partiti etnoregionalisti europei in modo sistematico per quanto riguarda i caratteri distintivi, l'evoluzione storica, le ragioni alla base delle fortune elettorali. Ne emerge un'interpretazione originale, che integra e supera al tempo stesso le tradizionali spiegazioni basate sul conflitto centro-periferia, la persistenza delle minoranze linguistiche, gli squilibri regionali nella distribuzione della ricchezza, rintracciando nella competizione politica la chiave di volta per capire successi e fallimenti di questi nuovi protagonisti.
In questi anni dieci del terzo millennio stiamo assistendo a un sostanziale ritorno dei nazionalismi in Europa. Movimenti di una destra radicalmente identitaria, populista e con tendenze xenofobe sono entrati nel Parlamento europeo e nel 2015 i risultati e
In questa storia comparata del nazionalismo Wehler si interroga sul perché, prima in Occidente e poi un po' in tutto il resto del mondo, il nazionalismo si è rivelato così attrattivo. Quali sono stati i processi che ne hanno favorito l'affermazione? Quali le risposte fornite dal complesso di idee e visioni nazionalistiche e specifiche dinamiche di trasformazione degli assetti politici e istituzionali che hanno attraversato l'Occidente negli ultimi due secoli? L'autore considera l'avvento del moderno nazionalismo come risposta prettamente politica alla crisi strutturale che coinvolse le società occidentali a partire dalla seconda metà del XVIII.
I fermenti legati al regionalismo, al localismo, alla riscoperta delle identità etniche percorono gran parte dell'Europa. Finora a destare l'attenzione sono state le forme più violente ed eclatanti di questo nuovo nazionalismo, ma esso sta trovando espressione politica anche in paesi che per ora si ritengono al sicuro da qualsiasi minaccia secessionista. Da quali disagi nasce questo ritorno alle identità locali? A quali progeti politici sta dando corpo? Il libro di Bruno Luverà esplora un panorama inquietante e spesso sconosciuto in cui si mescolano nuovi impulsi localistici e vecchi populismi, tracciando un quadro della rete di collegamenti internazionali tra movimenti micronazionalisti e gruppi della destra estrema.
Sul nazionalismo e la questione basca si è finora generalmente scritto a favore o contro. Questo libro, invece, non difende i baschi dai soprusi, veri o presunti, di spagnoli e francesi, in nome di una nazione oppressa e senza Stato. E neppure sostiene le ragioni, fittizie o fondate, della Spagna e della Francia contro le rivendicazioni del nazionalismo basco. Concepito come un lavoro di ricostruzione storica e di sintesi delle principali interpretazioni storiografiche, questo saggio è stato scritto non per aiutare chi lo legge a schierarsi e a prendere posizione, ma per spiegare quanto si è capito. Ed, eventualmente, per aiutare a capire.
I manuali scolastici sono il tramite attraverso il quale donne e uomini scolarizzati hanno il loro primo impatto con la storia; di più: nonostante la forza crescente dei mass media, per gran parte dell'umanità rimane ancora la sola occasione di contatto con la storia. È per questa ragione che tra i testi scolastici, i manuali di storia sono quelli maggiormente sottoposti a condizionamenti politici, in quanto è attraverso di loro che si costruisce, in primis, l'identità nazionale. Attraverso una vasta rassegna di manuali dei cinque continenti, il presente volume intende pertanto offrire un viaggio nella formazione delle identità nazionali di diverse aree geopolitiche.
Riuniti in una ideale tavola rotonda, alcuni studiosi italiani hanno deciso di esaminare il nazionalismo italiano del primo Novecento a partire dall'esame dei suoi protagonisti, delle loro relazioni con il mondo politico italiano e delle caratteristiche di quel movimento che tanto importante doveva rivelarsi per l'Italia. Alfredo Oriani, antesignano del movimento, ed Enrico Corradini, realizzatore concreto del movimento, sono le figure più studiate, ma ciò che è stato al centro di questi saggi è lo studio dell'inserimento nel tessuto sociale di una Italia ancora giovane di un'ideologia nazionale che chiudeva definitivamente il travagliato periodo del Risorgimento e pareva aprire la stagione di uno Stato-Nazione da tutti vagheggiata.
Gli esasperati nazionalismi che hanno con le due guerre mondiali nel corso del Novecento sconvolto l'assetto politico e territoriale dell'area danubiano-balcanica hanno anche portato alla cancellazione quasi totale della presenza degli italiani nella Dalmazia e nell'Istria. L'Adriatico ed il confine orientale della nazione, fulcro della passione patriottica di tante generazioni dal Risorgimento alla Repubblica ed oggetto della riflessione di molti storici, costituiscono il tema di queste pagine.
Il volume documenta come si affermi e operi il principio «nazionale» in una realtà plurietnica quale quella della Venezia Giulia, tra sovranità asburgica, fascismo, guerra partigiana e divisione del territorio tra Italia e Jugoslavia.
Il volume si pone come obiettivo quello di ricostruire le modalità attraverso le quali il socialismo e poi il comunismo, sin dalle loro origini, si sono posti nei riguardi della "questione nazionale". In esso vengono accantonate le semplicistiche teorie ch
Qual è la natura e l'origine storica delle nazioni? Le nazioni (e il nazionalismo) sono un fenomeno recente o antico? In un mondo dominato dall'economia transnazionale e dalla cultura globale di massa c'è ancora posto per le appartenenze e le identità nazi