Questa raccolta poetica percorre un viaggio nella passione, nel dolore, nel ricordo. È un cammino nella vita di un uomo qualunque nella sua quotidianità, nelle attese, nelle paure, nelle speranze. Non ci sono indicazioni precise se non il vagabondare o scrutare l'orizzonte. La poesia, come un canto sommesso, senza orpelli né retorica, priva di punteggiatura, è libera e viva, prende dal tempo il fluire e ne fa suo corpo, con la serena semplicità di una passeggiata nei boschi.

Il ritorno a casa di un figlio. Tragicomici meccanismi familiari che si ripresentano, puntuali. Ad accogliere il rientrante sempre le stesse figure, forse un po' invecchiate: madri, padri, fratelli, zii, nonni, tutti avvolti nel cellophane, come se il tempo non fosse passato. Ma a volte, sotto il velo, si può scoprire che le cose stanno cambiando, anche lì, in quel piccolo universo di coccole e sensi di colpa, così stretto e inaccessibile al mondo, che è la famiglia. Qualcosa d'altro si muove, al di là dalle recriminazioni delle madri, delle colpe dei fratelli, delle battute degli zii, oltre le situazioni solite, intrise di quel misto di humor e cattiveria che è il vero sapore della famiglia.

"La vita è così! Mai dannu tengat primavera" (La vita è così! La gioventù non abbia mai danno!) sono le ultime parole che Severinu pronuncia, riconciliandosi con sé stesso e con gli affetti più cari prima di lasciare questo mondo. Il romanzo coinvolge il lettore nella storia di un ragazzo dell'Ogliastra che diviene grande. Da orfano e servo pastore a padre e padrone, sino a vecchio benevolo: dal primo dopoguerra alla fine dei suoi giorni tutto avviene in una sonorità - di sentimenti, emozioni e voci - che si arricchisce di una lingua colma di riferimenti alla saggezza popolare e alle buone pratiche della cultura sarda.

"Un libello. Breve ma intenso. Ispirato dalla strada, alimentato dalle persone che l'hanno percorsa, stimolato e riempito dagli sguardi e dai volti che inconsapevolmente si sono resi protagonisti di pensieri e riflessioni. Uno sguardo d'insieme che immancabilmente illumina. L'incontro e il dialogo possono rendere maggiormente piacevole e percorribile la lunga strada della vita. Altri percorsi non possono che rappresentare pericoli e criticità. Non amo fare citazioni ma quando qualcuno esprime un concetto originale in maniera chiara e condivisibile è inutile proporre la stessa idea appropriandosi di una paternità rubata. Il mondo (virtuale e non) è stracolmo di pseudofilosofi copioni. Lungo la strada non dobbiamo dimenticare di ascoltare gli uomini e le donne di buon senso, di prestare attenzione a tesi contrapposte, di smascherare gli untori moderni sempre pronti a instillare la diffidenza a piccole dosi quotidiane, di sviluppare uno spirito critico che ci guiderà in questo percorso impervio ma emozionante. Sfuggiamo dai dogmi, azioniamo le luci della ragione e delle emozioni. Solo così quei fari spenti si accenderanno e la notte non ci farà più paura."